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venerdì 12 novembre 2010


Come volevasi dimostrare.....
Brescia, un'indigestione di torti. 'Noi sempre penalizzati: basta'
Come le ciliege. Un rigore fischiato contro che non era rigore e un rigore negato che era rigore. Un po' troppe le ciliege da digerire. Si rischia l'indigestione o peggio la gastrite. Ma, almeno per il momento, in casa-Brescia l'antiacido sembra fare effetto. E si scopre un Corioni in incredibile versione pompiere. Una stranezza. Anzi molto di più. Non è proprio ieri, ma nemmeno un secolo fa la cavalcata al «Martelli» di Mantova per cantarne quattro all'arbitro Palanca. Faccia contro faccia e squalifica inevitabile. Il Corioni del dopo Juventus, ma anche del dopo Inter e del dopo... non mostra nemmeno lontane parentele con il Corioni mantovano. Non spegne fuochi perchè non ne ha accesi- Finora. E prova a prenderla con filosofia. Prova... «Non c'è in atto - sostiene Corioni - una congiura di palazzo».

CONGIURA no. Sarà colpa del Fato, ma dopo il rigore fasullo concesso al Brescia e fatale alla Roma, il Brescia ha subito rigori dubbi anche a occhio nudo e non si è giovato di rigori piuttosto netti anche per chi sta appollaiato in tribuna: «Passi per il rigore concesso all'Inter - ricorda Corioni -: quello fischiato ad Eto'o è stato un rospo duro da ingoiare. Anche con la Juventus qualche decisione del direttore di gara non mi ha convinto. Passi anche per il rigore che ci è stato negato contro la Juventus. Lo scandalo sono le tre giornate di squalifica inflitte a Diamanti». Sarà anche un caso, sarà che noi italiani teniamo in tasca più lacrime che soldi ma, chiuso il capitolo Collina, quello che si è appena aperto non sembra migliore, anzi: «E qui casca l'asino - borbotta il pres - . Si era, ed era pure ora, finalmente arrivati alla decisione di scegliere un designatore arbitrale che facesse in modo di ridurre il più possibile la sudditanza psicologica dei direttori di gare quando si trovano ad arbitrare le grandi. E almeno in parte Collina ci era riuscito. Ma ha dovuto andarsene. Il risultato? Siamo tornati esattamente alla situazione che c'era prima. Naturalmente spero che sia solo un momento no per gli arbitri. Spero».

IL PRESIDENTE del Palermo, Zamparini, ha perso la speranza e affidato a una banca il compito di vendere le sue azioni: «Ma Brescia non è Palermo - e la pressione presidenziale sale pericolosamente -. Se Zamparini fa quello che ha fatto ne parla tutta Italia. Lo facessi io, mi beccherei una scarica di critiche e tutti zitti. E poi qualche anno fa ho provato a fare la voce grossa e avevo tutte le ragioni per farla. Risultato: qualcuno mi ha sussurrato che, se insistevo, mi sarei ritrovato fra i dilettanti. Non ci sarà nessuna protesta sopra le righe. Ci faremo sentire, ma seguendo la strada che i regolamenti ci consentono». E d'ora in poi nessuno si lascerà scappare un sorrisino quando Maifredi parla di arbitri: «Ho detto alcune cose - precisa il Maifer - e sono stato frainteso. Ho parlato dopo Bari, ma non mi sono mai sognato di dire che il rigore concesso al Bari era inesistente. Anzi era netto. Semplicemente ho avvertito che tirava una strana aria e, a quanto pare, il mio naso funziona ancora bene». Brescia non è Palermo e tantomeno Roma che, dopo la serataccia arbitrale al «Rigamonti» portò il caso in Parlamento, però anche Brescia ha i suoi bravi uomini politici e alcuni sono a Roma: «Può essere un'idea - concorda Maifredi -. Non sarebbe male se qualcuno dei nostri politici volesse far sentire la sua voce».

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